Mese: Maggio 2018

Giuseppe Zerbato

Scelto dalla redazione

 

Mani forti e animo gentile, testardaggine contadina e spirito romantico, lena da montanaro e amore per le coccole… ecco un bel po’ di contraddizioni che trovano un equilibrio in Giuseppe Zerbato de Il gelataio. E che sia una persona equilibrata lo si “percepisce a pelle” notando il tatuaggio con il simbolo “Yin e Yang”.

Equilibrio e armonia quindi perché, come dice Giuseppe: “se non c’è armonia non c’è un buon gelato” … e siamo arrivati al gelato! Ma come ci è arrivato lui al gelato?

Se da bambino era il gelato a venire da lui (dolci ricordi!) quando sua mamma lo portava a casa tornando dal lavoro, da adulto Giuseppe non ha imboccato subito la strada del gelatiere, bensì imprenditore edile.

Non è stata la crisi immobiliare, ma la voglia di costruire un lavoro insieme alla moglie (che aveva un’impresa di pulizie) a spingere Giuseppe tra coni e coppette. Ecco che spunta l’animo romantico di “un uomo che crede ancora nelle favole”.

Giuseppe si ritrova al duro lavoro del laboratorio che affronta con la caparbietà di un “testone” che può stare anche 3 anni ( quell’AfterEight proprio non voleva venire bene!) a cercare il gusto giusto, perché “per me il gelato deve essere una coccola: se non è coccoloso al punto giusto non è pronto per i miei clienti”.

 

“Duro e puro” in laboratorio, Giuseppe ama il lavoro fatto bene, magari con ritmi meno vorticosi che quelli in gelateria d’estate e quindi nel tempo libero ama… lavorare! Ma alla velocità del suo trattore curando i campi eredità di famiglia.

Se poi avanza tempo eccolo a faticare sulle montagne. Giuseppe ha scalato il Monte Bianco, il Cervino e le vette del Perù, ma le gite più belle ora sono quelle più rilassate insieme ai figli.

Lavoratore, cuore d’oro e amante dei viaggi: unite le 3 cose e troverete Giuseppe a fare volontariato internazionale in SudAmerica che sia in Perù a addestrare guide alpine o in Brasile ad attivare un commercio equo-solidale.

Tra tutte queste cose Giuseppe però troverà sempre il tempo per fare il gelato, perché (usando le sue parole) “la passione c’è ed è tanta… e poi l’emozione nel trovare il gusto giusto, quello che fa sorridere… e poi la soddisfazione di quel passetto in più che ti avvicina al gusto perfetto che hai in mente… ed è quel passetto in più che mi dona la grinta”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Andrea Cabano

Scelto dai casting

Può un uomo metodico e “programmatore” convivere nello stesso corpo con un uno giullare del gelato? Sì, se si chiama Andrea Cabano!

Una vita che è un po’ una stracciatella (lo dice lui) da dove si può iniziare per raccontarla? Forse da un “Sospiro”, il nome di quella coppa di gelato che il piccolo Andrea chiedeva sempre ai suoi genitori e che quando gli è stata concessa (ci immaginiamo un papà sfinito dalle insistenze fanciullesche) è diventata “il giorno più bello della mia vita”.

Con tali premesse, mantenute a ritmi di quintali di gelato fagocitatisi direbbe che Andrea si sia subito buttato nell’avventura di gelatiere. Invece no! Dopo gli studi di informatica lascia la Liguria per affrontare armato di voglia di fare e incoscienza la metropoli milanese per diventare lì un imprenditore. E ci riesce. Ed anche bene, arrivando ad avere fino a 24 dipendenti. Ma far l’imprenditore informatico a Milano non è la sua strada: è un lavoro troppo arido e freddo per l’animo di Andrea. Aggiungeteci il richiamo del mar Ligure, una famiglia di cuochi, la passione per il gelato: ed ecco Stella Marina, la gelateria di Andrea a La Spezia.

Più che una biografia, abbiamo narrato una storia perché delle storie e delle persone che le vivono è ghiotto anche Andrea: le storie surreali delle strampalate richieste dei clienti che divento le “Tragicomiche avventure” narrate sui social, le storie a fumetti che prendono vita alla Stella Marina, le storie dei due personaggi Bravo e Grazie (uno dei due è Andrea … vi lascio indovinare chi sia il suo compagno di gang) …

A tutto questo aggiungete la voglia di sperimentare, l’hobby del cavallo, i clienti affezionati (in particolare i piccoli clienti), tanti amici e… questa storia vi sembra un po’ pasticciata? Ma vi avevo avvisato che la vita di Andrea è una stracciatella!

 

 

 

Marco Radicioni

Scelto dalla redazione

Spirito vitalespinto da una curiosità voraceche gli fa frullare le idee e prudere le mani fino a quando quelle idee non diventano fatti.

Con queste premesse la vita lavorativa di Marco non poteva che essere ricca e movimentata: imprenditore di una ditta di pulizia, culturista professionista, gestore di palestre, passando per il mondo del catering e… approdando infine al gelato.

 

Gelatiere per caso? Se sei uno che segue le sue passioni e allo stesso tempo hai la passione del gelato forse è meglio dire: gelatiere per destino!

 

“Da bambino – si racconta- in famiglia il gelato non si comprava”, ma Marco recupera tutti i gelati negatidiventando da adulto un mangiatore seriale di gelato… anche 2kg per volta! Una dote che lo farà notare dal titolare di alcune gelaterie romane il quale, oltre a dargli il soprannome di Ivan Drago, lo vorrà alla guida della sua “ammiraglia”.

10 mesi dopo Marco apre la sua OTALEG! La gelateria dove tutto, e non solo il nome, è al contrario: il cliente prima trova il laboratorio a vista e dopo il bancone.

 

La gelateria è l’unico posto dove entri con la curiosità di un bambino e provi esperienze da gourmet spendendo pochi euro” non è solo come la pensa Marco, ma anche come la vive.

E così la curiosità di bambino diventa voglia di sperimentare nuovi gusti e nuovi accostamenti, ma con una professionalità e un “lentezza” che è un marchio di fabbrica:  dall’idea creativa alla “matematica realizzazione” studiando metodo e ingredienti.

 

Marco ha due figli piccoli: “che bello vedere che faccia fanno quando mangiano il mio gelato”…

e una moglie che “è quella che mi tiene fermo altrimenti mi sarei già catapultato in mille progetti”.

Eh, già… c’è sempre qualche nuova idea da realizzare! Ma non è che poi lascerà il mondo del gelato?

Nessun problema, usando le sue parole, “ormai non ne esco più da questa malattia del gelato”.

 

Premi vinti, passaggi in tv, l’esperienza di una gelateria a Parigi, viaggi all’estero… sarebbero tante le cose della sua vita, ma Marco si racconta meglio parlando al futuro… un futuro in cui  “la gente dirà vado a mangiarmi un otalegal posto che un gelato” (lo dice lui, ma con molta ironia!)