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Stefano Dassie

I casting – scelto dalla redazione

Che da grande avrebbe fatto il gelatiere, Stefano Dassie l’ha sempre saputo.

E non tanto per dovuta discendenza parentale, quanto per puro amore di questo gustoso, saporito lavoro, condito non da pochi sacrifici, ma anche da molte soddisfazioni.

Stefano Dassie: “Nato, cresciuto e morirò in gelateria”.

Effettivamente ha iniziato a camminare tra un mantecatore e un refrigeratore. La gelateria di famiglia era luogo di compiti, di doposcuola, di tempo per stare con mamma e papà, di primi lavoretti.

Ma dopo un anno di studi superiori negli Stati Uniti, mal visto dai professori italiani, la certezza del suo percorso si è accesa come atto di orgoglio all’esame di maturità: “Che mi bocciate o meno, io farò il gelatiere.”

E così è stato, e in un men che non si dica, a testa bassa, Stefano chiede al padre l’opportunità di metterlo alla prova: “Se avrò successo o meno, dovrà dipendere dalle mie capacità e non dai pregiudizi altrui.”

La prima stagione va molto bene, ma Stefano inizia a sentire la pesantezza delle malelingue che lo etichettano “figlio di” e la voglia di riscatto inizia a farsi importante. E allora lavora sodo, impara dai genitori l’arte e la mette da parte: l’arte del sacrificio, l’arte del conquistare anche il cliente più ostico, la gioia del lavoro, l’importanza del sorriso. Ma inizia anche a studiare molto, a seguire corsi, ad approfondire, perché vuole diventare bravo davvero: lo deve ai suoi genitori e lo deve a sé stesso. Si mette alla prova anche con vari concorsi e ne esce sempre molto ben posizionato.

E con il tempo arriva anche la prima vera sfida, quando la famiglia – impegnata nell’apertura di un secondo punto vendita – decide di affidargli la prima attività per un anno come prova: “Ma non chiedermi nemmeno un’ora di ferie” gli dice il padre.

La prova è stata superata con ampio successo: lo testimonia il fatto che negli anni Stefano ha duplicato le gelaterie che oggi godono di ampio successo.

Ormai da tempo i genitori hanno lasciato tutto nelle mani del giovane Stefano, che ha rivoluzionato completamente il sistema di lavoro, ma non la filosofia alla base dello stesso: sacrificio e sorriso.

Stefano Dassie è un ragazzo felice. Lo dice anche il titolo del suo libro: “Il mio gelato nasce con il sorriso”.

È uno che ci mette la faccia in tutto quello che fa. Che prende dei rischi, ma con consapevolezza. Che si è riscattato, ma con sudore. E che è solo all’inizio!

In bocca al lupo Stefano, siamo dalla tua!

Giuseppe Cassola

I casting – scelto dagli utenti.

Giuseppe Cassola. Che personaggio, ragazzi!

Anni di gelateria alle spalle: 48. Una vita da raccontare…

Incredibile il fatto che il personaggio meno social di tutti i nostri partecipanti ai casting abbia stravinto sugli altri! E pensare che lui non sapeva nemmeno che cosa fosse Unconventional Gelato…per scherzo, alcuni conoscenti gli hanno fatto un video.

A malapena conosce le fiere di settore, figuriamoci le vicissitudini social del gelatieri!

Giuseppe Cassola, meglio conosciuto come Beppe, vive felicemente fuori dal mondo. E forse, non a caso, per la sua attività ha scelto un’isola come la Sardegna. “Il gelato di Beppe” si trova a Villasimius, un paradiso terrestre che il nostro “umile gelataio” (così si definisce) ha dovuto abbandonare in piena stagione per venire a registrare la sua puntata a Firenze: “Una tragedia! In 48 anni non ho mai lasciato l’attività, nemmeno per poche ore in piena stagione. Ma dovevo farlo. Dovevo ringraziare tutti coloro che si sono adoperati a esprimermi il loro affetto votandomi.”

Quando conosci Beppe, capisci subito che è uno di quelli che nella vita ne ha passate tante e non ha tempo da sprecare, né parole da tacere. È uno che ha raggiunto il traguardo di guardarsi ogni mattina allo specchio e baciarsi. Il cartello nella sua gelateria cita: “No tests. No samples”. “Se vuoi il mio gelato, devi pagarlo.” Punto.

Nato in mezzo al gelato, è cresciuto nella provincia di Genova, dove per decenni ha seguito con successo varie gelaterie. Nel 2000 molla tutto e decide di lasciare il certo per l’incerto. Chiude un’attività che va molto bene con una clientela molto affezionata e ricomincia da zero nel sud della Sardegna, dove non lo conosce nessuno. Ma lui sa il fatto suo e i tanti errori fatti, da cui si impara, lo hanno reso un gelatiere maturo e consapevole.

Beppe è uno che si rimbocca le maniche, nei mesi di picco turistico dorme 3-4 ore per notte (quando va bene), e la fila fuori dalla gelateria è sempre interminabile, anche se lungo la strada per arrivare da lui ci sono altre 15 gelaterie garantite dalle più svariate autorità del settore. A parte la sua razione giornaliera da mezzo kg di gelato, Beppe mangia solo di notte perché altrimenti di giorno gli viene una certa sonnolenza.

Dello scapestrato che era da giovane è rimasta la vivacità d’animo e di intuito. E nonostante i 48 anni dello stesso mestiere e le notti insonni, gli è rimasta addosso una gioia di lavorare e una freschezza da fare invidia: “Io, mentre produco il gelato, ballo. Da solo in laboratorio. Non sono molto bravo ma tanto nessuno mi vede!”

Per Beppe il gelato non è solo un lavoro, è gioia e sorrisi da regalare, soprattutto ai bambini. I suoi risultati sono tutti appesi alle pareti della sua gelateria: sono i suoi clienti, la loro felicità nel godersi un buon gelato, un momento piacevole. “Ecco perché la gente dovrebbe venire a mangiare il mio gelato: per gustare la felicità.”

Gianfrancesco Cutelli

Signore e signori, Gianfrancesco Cutelli, conosciuto anche come “il Cardinale”.
… o anche Hells Angel per gli amici di Unconventional Gelato.

Ne passa – direte voi – tra un soprannome e l’altro! Effettivamente è proprio così. Il fatto è che Gianfrancesco non è facilmente sintetizzabile in una definizione, ma nemmeno nel suo contrario.

Un uomo imponente, nel nome, nel corpo e nello spessore delle sue parole. Un uomo pacato nei toni e nella scelta dei pensieri. Un uomo sincero nello sguardo e nel palato.

Se non lo conosci, incute quasi timore e riverenza, proprio come un cardinale. Se lo conosci un po’ meglio trasmette sicurezza e fermezza. Ma se riesci a conoscere il suo lato unconventional, ne esce un’irriverenza rock piacevolmente spiazzante.

Gianfrancesco appartiene da sempre al mondo enogastronomico. Ci è diventato grande dentro. Ha gestito e avviato molti locali e ristoranti, ha venduto vini e si è avvicinato al mondo del dolce lavorando con Eurochocolate per 3 anni.

Poi, quasi per caso, con degli amici che lo stuzzicano, approda al gelato.

Marcatamente siciliano nelle origini e nel gusto, nonostante gli inizi non affatto semplici, apre la Gelateria de Coltelli di Pisa e Lucca, dove lavora assieme al fratello con le ricette della tradizione di Milazzo.

La sua parola d’ordine è “contaminazione”: Gianfrancesco è un tipo molto curioso che non si stanca mai di leggere, informarsi, confrontarsi.

“Spiegami, che non si sa mai”, dice sempre alle persone che incontra sulla sua strada. Questo gli permette di conoscere modi diversi di fare le cose, ingredienti diversi, abbinamenti insoliti. E di non restare mai a piedi.

Assaggia gelati di chiunque, ovunque vada, senza preconcetti. Quando torna nel suo laboratorio, ripensa, rimaneggia, rielabora.

Collabora con l’università di Agraria ed effettua moltissimi test nei quali coinvolge anche i clienti. Anche se il signor De Coltelli non fa più quello che vuole la gente, ma fa quello che gli piace e lo appassiona veramente.

“In fondo forse”, ci racconta, ” siamo la generazione che ha iniziato a dire: Grazie, ma anche no“.

Nella sua carriera ha già all’attivo un libro scritto a 4 mani, “Avanguardia gelato”, e una schiera di stagisti che hanno aperto la loro attività con successo in varie città dello stivale.

Gianfrancesco, però, è arrivato molto più in là, nelle guide d’oltreoceano che lo celebrano per l’ottimo gelato, portando orde di turisti nelle sue botteghe.

Conoscerlo è un’esperienza, niente da dire.

Non dimenticheremo mai il colore del suo gelato realizzato con l’opuntia, pianta appartenente alla famiglia dei fichi d’India. Perché la natura è come una tavolozza e il mestiere del gelatiere, a volte, è proprio quello di un meraviglioso pittore.

A presto Gianfrancesco, è stato un piacere!

Giovanna Musumeci

Pensare all’estate è pensare a Giovanna: fresca, diretta, trasparente, sorridente, divertente, caciarona! Ricca di storia, di sapori, traboccante come la polpa di pomodoro della sua speciale granita che ha preparato per noi di Unconventional.

Giovanna ti arriva. Punto. E con lei arriva tutta una Sicilia da scoprire.

Figlia d’arte, Giovanna Musumeci, entra nel mondo del gelato non molti anni fa. Papà Santo, uno dei gelatieri più conosciuti d’Italia, la ostacola non poco mettendola alla prova, spesso e duramente. Essere “figlia di” non è mai facile.

Però “io sono Giovanna”.

Prima di approdare al gelato Giovanna si laurea in economia, consegue un master in marketing e comunicazione e si dedica anima e corpo a un lavoro bellissimo: la programmazione turistica e culturale della regione Sicilia! Un territorio che conosce a menadito e che ama visceralmente. Tuttavia, dopo diversi anni di esperienza e qualche discrepanza professionale, decide di salutare il datore di lavoro pensando “mai più metterò il mio lavoro nelle mani di un altro”.

Non si può proprio dire che non abbia la capa tosta, Giovanna. Piano piano inizia a lavorare nell’attività di famiglia, assieme a mamma e sorelle, ma lei vuole stare in laboratorio, a spargere le proprie semenze nel territorio di papà…

Inizia con il cake design e con il gelato, ma la passione trabocca sin da subito.

È l’anno in cui Santo Musumeci vince lo Sherbet Festival ed entra di diritto alle selezioni della Coppa del Mondo della Gelateria. Sceglie Giovanna come assistente, con la promessa che un giorno competerà come protagonista.

Ed è così che inizia uno studio matto e appassionato con Luca Caviezel. Solo ora Giovanna si rende conto di essere stata presa sotto l’ala protettiva di un professionista che era – non soltanto un amico di papà – ma in primis uno dei guru della gelateria italiana. Caviezel, per la cronaca, non teneva più corsi da decenni…

“E io gli ho chiesto: io del gelato ho capito questo. Ma è veramente così?” E Caviezel: “Questo è!”.

Giovanna non ha il palato assoluto di Santo Musumeci, ma da lui ha imparato una cosa: che fare un gelato non è bilanciare ingredienti, fare un gelato è raccontare una storia. Dopo avergli fatto assaggiare il suo primo gelato, il padre le chiede: “Non capisco, cosa vuoi dire?” .

Forse il suo master e il suo percorso lavorativo non sono stati casuali, forse dovevano portarla proprio qui, a raccontare le storie del territorio siciliano attraverso un prodotto gastronomico.

La vita, a volte, pare ci faccia sbagliare strada…invece è proprio perfetta così!

Grazie Giovanna, a prestissimo!!!

Simone De Feo & Matteo Razzini

Ve lo diciamo.
Questi non sono normali.

Una fortuna incredibile per noi di Unconventional Gelato, ma anche di tutti coloro che possono investire un po’ di tempo per parlarci o stare ad ascoltarli.

Quando incontri persone così libere dentro, persone la cui “follia” è piena di contenuto, puoi davvero rimanerne contagiato. Così, su due piedi, può venirti voglia di cambiare il tuo mondo e correre a inseguire i tuoi sogni.

Signori e Signore, vi presentiamo Simone De FeoMatteo Razzini di Cremeria Capolinea.

Il loro curriculum è pazzesco, soprattutto quest’anno: primi in classifica su Dissapore, “triconati” del Gambero Rosso, chiamati e acclamati da molte realtà del dolce per fare scuola!

Pare che quello che tocchino diventi oro.

E non può essere altrimenti perché è proprio la loro anima a essere fatta d’oro, del tipo più puro e pulito che esista. Hanno ancora l’anima del fanciulletto e non lasciano che si spenga, anzi, la alimentano continuamente.

Entrambe arrivano da mondi ed esperienze molto diverse, ma accomunati da una passione creativa che è la musica.

Simone è un ingegnere mancato che ha fatto moltissimi lavori diversi per poi approdare in un’azienda di informatica che gli stava stretta, molto stretta. Una specie di gabbia saldata nella routine. A un certo punto, con la moglie azzarda la svolta: salutano il posto fisso e con la liquidazione rilevano la Gelateria Capolinea di Reggio Emilia.
Simone è l’orso. Una razza anomala, però.

Anche Matteo arriva da molti lavori diversi ma anche da 9 anni di gelateria in proprio: è da solo, il posto è enorme ma non vi trova spazio sufficiente per la sua vera passione che è la scrittura e per la famiglia che inizia ad allargarsi. E lascia. Matteo è un unicorno.

Si vive male in gabbia. E si vive male quando non ci si può esprimere.
Da questo mal comune nasce un incontro che forse tanto casuale non è. I due si conoscono e ci provano. Stavolta l’imprenditore è Simone, Matteo il suo braccio destro.

Simone può finalmente essere uno spirito libero che calcola e corre rischi: rivoluziona ogni 2 per 3 il laboratorio, si da ai lievitati come se niente fosse, è un datore di lavoro che delega e responsabilizza.

Matteo è garanzia. Nel lavoro è presente anima e corpo. Responsabile e affidabile. Lui sa cosa significa essere imprenditore e mantiene questa mentalità. Ma nel privato è pura fantasia e finalmente trova il tempo per portare i bimbi a scuola e scrivere libri d’infanzia.

Ed è così, in questa sinergia, che il lavoro diventa piacere e il piacere diventa lavoro. Ci sono dei capisaldi in Cremeria Capolinea che sono l’etica, la responsabilità, la professionalità, l’impegno e il rispetto del proprio lavoro e di quello altrui (oltre al timore verso l’orso Simone, ovviamente).

Una volta fissati questi, però, il lavoro deve diventare piacere. Solo così si possono organizzare eventi in gelateria in cui si leggono i libri di Matteo e Simone può andare in ferie sereno quando c’è da rifare il pavimento perché lo staff è presente. E allora si può parlare con i clienti una stagione in toscano e una in calabrese, così, solo per divertirsi!

C’è in Cremeria Capolinea quella leggerezza di vivere che non è superficialità, è uno stato d’animo che permette un atteggiamento di apertura al lavoro, al cambiamento, alla vita.

Questo, lasciatecelo dire, è l’Unconventional che ci piace!

Angelo Grasso

Dopo Fifty Cent (Antonio Mezzalira), arriva Fat Angel (Angelo Grasso): ‘o professore.

Hey hey ragazzi – abbassiamo i toni – qui si sta parlando di un pezzo di storia scritta del gelato artigianale italiano, la seconda generazione dopo Caviezel e Pozzi, nonché di un Ambasciatore della Comunicazione 2017 (premio Comunicando).

Raccontare il maestro non è affatto semplice. La sua ricchezza come persona e come professionista mette in difficoltà noi burloni di Unconventional Gelato.
Proprio così: se molti possono fare il gelato, pochi possono parlarne con consapevolezza e ancora meno sono quelli che possono scriverne!
E Angelo, di libri, ne ha scritti più di uno.

Il suo preferito? “Arte e gelato”, il libro che ha avuto meno fortuna, ma che coniuga due sue grandi passioni: il gelato e l’illustrazione vignettistica. D’altra parte, a noi, i gelatieri piacciono Unconventional e Angelo rientra a pieno titolo tra questi.

Ex vignettista, ex pugile – anche piuttosto irruento – ex animatore di villaggi turistici, fuggitivo in Africa…lo avreste mai detto? Avrebbe aneddoti da narrarvi per le prossime cinque-sei vite!

Come mai nella nostra top ten c’è un formatore che non è più un gelatiere? Perché Angelo gelatiere lo è stato eccome, di una delle gelaterie più importanti di Milano che fatturava come una grande azienda di successo degli anni ’80. Ma la gelateria – prima del nonno e poi del padre – gli stava stretta.
Spirito di ribellione e voglia di emergere gli ribollivano nel sangue.

Porta a termine il lavoro del padre, ma poi decide di abbandonare tutto e di mettersi in gioco iniziando a lavorare per una delle più rinomate aziende del settore.
Erano anni in cui la figura del dimostratore era ancora poco definita, ma indubbiamente Angelo contribuisce nel tempo a dare una fisionomia molto chiara a un mestiere oggi così blasonato.
Per fare questo lavoro studia continuamente. Dai contenuti dei suoi corsi a come mantenere l’attenzione del pubblico, da come modulare la voce a come comunicare la complessità con semplicità…Non dà nulla per scontato.

Nel frattempo, gli anni passano e Angelo vede cambiare il mondo del gelato molto velocemente. Il tempo delle galline dalle uova d’oro finisce con gli anni 2000 e le esigenze di questo settore mutano completamente. A questo punto, Angelo prende una nuova decisione – per niente scontata all’età di 55 anni – e mette in atto un altro cambiamento professionale: “un bel salto nel buio, ma doveroso alla mia onestà intellettuale”.

Angelo è così: una persona bella, pulita, che ha dismesso i guantoni da un po’, ma vive ancora la vita “di pancia”.
Oggi Angelo non combatte più, vuole soltanto dare: alla famiglia, ai nipoti, al lavoro, agli allievi. Nella vita ha ricevuto molto e adesso è ora di restituire. Le soddisfazioni le prende nel veder crescere le persone che chiedono il suo contributo.

Il suo motto? “Un formatore bravo è uno che fa sentire bravi gli altri, senza bisogno di far vedere quanto bravo è lui.

Grazie Angelo, sei forte!

Sergio Priotti

 

Uno uomo, una SPA!

Eh si, perché Sergio Priotti Artigiano ha l’unconventional iniettato nel sangue! Che vi piaccia oppure no, non è uno che la manda a dire, soprattutto sui social.

Sergio è un pasticciere-gelatiere, uno di quelli che non scende a compromessi. La sua incontenibile sincerità sembra un atto di dovere verso l’estrema fatica che Sergio ha fatto per diventare quello che è oggi.

Ha 7 vite, come un gatto.
La prima è quella che lo vede nascere da famiglia contadina con il destino di coltivare frutteti, tracciato da un padre molto severo e autoritario. Ma anche da piccolo è già ribelle, quando gli chiedono cosa vuoi fare da grande Sergio risponde: il pasticcere!

La seconda è quando, dopo il seminario, non continua gli studi e pur di realizzare il suo sogno inizia a lavorare in un mulino dove capita anche a costo di passare le notti a dormire sui sacchi di farina. La vita non è proprio gentile con lui, ma Sergio non molla.

La terza vita inizia a 24 anni quando, grazie all’appoggio della mamma, Sergio riesce ad aprire i suo primo bar-gelateria-pasticceria. Ma Sergio non ha fatto le scuole e nemmeno ha avuto l’occasione di esperienze formative nel settore, per cui inizia a prendere i primi calci dai fornitori, dalle tasse, dai primi prodotti non proprio perfetti…
Sono tempi duri, ma è proprio così che Sergio inizia a farsi le ossa, impara dai propri errori, apprende il lavoro sperimentando con testardaggine e informandosi, perché nessuno possa più prenderlo in giro.
Ed è così che nasce SPA: Sergio Priotti Artigiano.

La quarta vita inizia a 35 anni quando Sergio struttura la sua attività e si sente pronto per mettere il naso fuori bottega, iniziando a bussare la porta alle aziende del settore. Una in particolare lo ingaggia e Sergio da un giorno all’altro si trova da Bagnolo Piemonte a Las Vegas! Si narra che – pur senza sapere l’inglese – fosse diventato il più richiesto in fiera!

La quinta vita inizia nel 2008, grazie ad Elena. Dopo 5 anni di viaggiare nel mondo come formatore, Sergio si stabilizza a Bagnolo e inizia una fase molto importante ed impegnata di crescita personale, spirituale, familiare, ma anche professionale.

La quinta fase è anche quella attuale, dove Sergio scopre i social, in particolare Facebook e tutta la sua democraticità.

“Gooooooooog moooooooorninng friends. Pausa caffè. Dolce radio vi saluta.”

Sul suo profilo Sergio dice quello che pensa di getto, senza passare per filtri, correttori automatici o altro. La punteggiatura e gli accenti li mette tutti in fila alla fine del post così, chi ci tiene all’italiano corretto, li mette dove vuole!

Questo è Sergio Priotti, che vi piaccia oppure no. Anche perché chissà cosa ci combina nelle prossime 2 vite.
E ora tornate al lavoro e … “ricordatevi la preghiera: Gesù, riempi il mio cuore del tuo santissimo amore.”

Grazie Sergio! In bocca al lupo!

Gabriele Scarponi

 

La non-convenzionalità di Gabriele Scarponi è tutta da scoprire.
Gabriele è un ragazzo giovane, positivo e sorridente di Albisola Superiore, in provincia di Savona.
Un tipo di poche parole, ben pesate, che arrivano dove devono arrivare, senza fronzoli.
Anche la sua ironia non è roboante, ma diretta e incisiva.

Sarà che Gabriele ha studiato parecchio, prima lingue al liceo e poi comunicazione all’università.
In quegli anni, però, l’attività di famiglia reclamava nuove energie e allora ha deciso di investirle tutte lì, nel bar-gelateria gestito dalla madre: un laureato che fa il gelato.

Erano anni buoni, gli anni 80-90, e la madre di Gabriele voleva iniziare a fare gelati.
Un incontro fortuito l’ha portata a conoscere Carlo Pozzi, che l’ha aiutata ad avviare la parte gelateria del bar. Gabriele era ancora troppo giovane, ma evidentemente qualche traccia di un battesimo così importante deve essergli rimasta dentro.

Gabriele ha tante anime da raccontare: è laureato in comunicazione ma fa il gelatiere, è ligure ma tifa Roma, ama il mare e ci lavora a due passi ma non lo vede praticamente mai, forse qualche volta d’inverno quando la gelateria chiude le porte e Gabriele fa le valigie. Lavora anche come tecnico del gelato in giro per il mondo: Roma, Parigi, Madrid, Dubai, Chicago, Los Angeles, Miami, Londra… un buon modo per mettere in pratica la sue abilità linguistiche.

Gabriele è un amante della produzione più che della vendita. Un alchimista del gelato il cui habitat naturale è il laboratorio.
Al gelato ci è arrivato più per dovere che per vocazione, ma poi una scintilla è scattata veramente: era il gennaio del 2009 e aveva vinto un riconoscimento alla fiera Sigep. E non è stato certo l’unico nella sua carriera.
Così, passo passo, Gabriele si è appassionato ed è cresciuto così tanto da aprire una seconda gelateria, Ara Macao, a pochi passi dal mare, ma 100 metri lontana da tutto: “se vuoi andarci” – ci dice – “devi proprio volerci venire, perché non ci passi per caso, dopo il mio punto vendita la strada finisce”.

Una scelta azzardata ma che che porta Gabriele a reinventarsi ogni giorno per convincere i suoi clienti a fare quei 100 metri in più.

In bocca al lupo, Gabriele!

Maurizio Bernardini

 

L’unico problema del dedicare una puntata a Maurizio Bernardini, è che ne servirebbero 10 per raccontarlo completamente.

E non 10 puntate con una durata web, ma più da durata sanremese, dopo festival incluso!

Un gelatiere che si presenta all’intervista vestito con la divisa del Bologna FC è già tutto un programma, se poi il conduttore è tifoso della Fiorentina e il giorno prima si è addirittura disputato il match tra i due club… potete solo immaginare!

Maurizio è uno dei Galliera Boys, i 4 soci che hanno dato vita a Galliera 49, gelateria bolognese 2° in classifica su Dissapore.

La qualità è pertanto fuori discussione. Il nostro Bernardini alla qualità del gelato tiene davvero moltissimo. Approda nel settore dalle esperienze più disparate, per puro amore di questo alimento: tanto ne mangiava e tanto ne provava a fare a casa che ad un certo punto gli è convenuto provare ad aprire un’attività! Maurizio è uno che sperimenta senza sosta e crede molto in ciò che fa.

Ma una fortuna l’ha avuta: il dono del carisma!

L’entusiasmo di Maurizio è contagioso e quando entri in gelateria l’accoglienza è da buon bolognese. Infatti, dietro il bancone c’è anche lui, che trasferisce ai clienti tutte le creazioni di Galliera 49, con entusiasmo, competenza e appeal.

Un carisma che lo rende personaggio anche sui social, che lo ha portato a partecipare a qualche trasmissione televisiva (e Maurizio non passa inosservato), a catturare persino l’attenzione di un giornalista della testata brasiliana del Globo che gli ha dedicato un articolo a tutta pagina con il suo faccione in primo piano.

Maurizio è, quindi, a tutti gli effetti, un uragano inarrestabile.

Ha passato indenne persino qualche trauma cranico e un attentato terroristico.

Crea marchi di successo, tra cui Bologna da Leccare con il quale porta avanti molte iniziative di Galliera 49. Dà vita a iniziative solidali come la giornata “Oggi il gelato lo faccio io”. Maurizio non è certo un ragazzo timido e a Bologna si fa conoscere e ben volere da tutti, VIP compresi che, durante questa speciale giornata, si prestano per beneficenza a servire il gelato. Da Zerbi alla Gabanelli, passando per Morandi…ogni anno a fine stagione il boom è garantito.

L’energia positiva di Maurizio circola nell’aria e contagia anche il suo gelato! Uno zabajone molto speciale, davvero Unconventional!

Grazie Maurizio, alla prossima!

Antonio Mezzalira

Quando a bussare alla porta è Antonio Mezzalira, non si può che aprire con gioia!

Il nostro primo ospite, noto agli amici come FiftyCent (per bonaria ironia del cognome più che per effettive affinità con il rapper), è quel tipo di persona che come la vedi è: aperta, disponibile e gentile.

Antonio Mezzalira non è figlio d’arte. La gelateria è per lui una scelta ben precisa, unconventional data l’origine!

Padovano di nascita, dopo gli studi superiori si avvicina alle arti gastronomiche lavorando nella cucina di Massimiliano Alajmo, chef patron de Le Calandre. Ed è qui che diventa Chef Glacier e si appassiona all’arte gelatiera, creando ricette di gelato al piatto.

Un colpo di fulmine che lo porta di lì a breve all’apertura della sua gelateria Golosi di Natura, a Gazzo Padovano, assieme alla carismatica moglie Doriana. Una forza della natura.

Ma Gazzo – Gazzo con la “G” – è un piccolo paese di provincia e Antonio ha voglia di percorrere sentieri ben più ampi.

Lentamente si fa strada e si fa conoscere e apprezzare nel mondo del gelato: si classifica al primo posto nella 39° Coppa del Mondo di Gelateria presso la fiera Mig di Longarone nel 2008 con il Gelato al Prosecco di Valdobbiadene, lavora con diverse associazioni di riferimento, collabora con la casa editrice Editrade e con altre realtà aziendali che ruotano attorno al mondo del gelato.

Last but not least, insegna l’arte del gelato anche all’estero: infatti è da poco rientrato dal Ruanda, dove è stato immortalato dalla tv nazionale.

Sarà per tutto questo lavoro, i viaggi all’estero, l’attesa del 4° figlio e i freschissimi 3 coni del Gambero Rosso di cui è stata insignita la sua gelateria, Antonio si è presentato all’intervista con una forma fisica perfetta!

Con grandissima autoironia si è prestato alla nostra poca convenzionalità e ci ha portato uno dei suoi cavalli di battaglia: il gelato alla ricotta, miele e noci!

E il nostro Antonio, che è molto local, si è portato tutto (ma proprio tutto!) da casa, anche la ricotta di Gazzo e il miele realizzato dal suo papà!

Bravo, Antonio, tu sai proprio valorizzare il patrimonio gastronomico locale!

Alla prossima!